"Metallic Spheres"
2010
(elettronica, fantascienza)
Gli Orb hanno 'orbitato' spesso intorno ai Pink Floyd. Una citazione su tutte: la pecora sopra la tecnofabbrica del "Live 93" che rimanda direttamente al porcellino sopra la Battersea Power Station di "Animals".
Gli Orb sono forse i maggiori rappresentanti della psichedelia techno-elettronica degli anni '90, che ha tanto fantascientifico sapore quanto la psichedelia barrettiana di "Astronomy Domine" e "Interstellar Overdrive": oltre ai suoni, vedasi anche titolazioni quali "The Orb's Adventures Beyond The Ultraworld" e "U.F.Orb".
Ora Paterson e Youth, a Pink Floyd praticamente dissolti da anni, reclutano un David Gilmour -mai particolarmente amato- per un album contenente due lunghi brani, ognuno dei quali diviso in cinque movimenti.
Un album floydiano e "progressivo" già a partire dalla struttura, un album in cui dal tappeto elettronico emerge il suono tipico della chitarra dei Pink Floyd e un cantato non memorabile ma dal timbro tanto "confortably numb" da dare un brivido ai vecchi fan. Un album in cui si sente echeggiare qualcosa di molto simile alle tastiere di "Shine on you crazy diamond".
Penso che questa sia la cosa migliore che sia capitata a Gilmour dai tempi di "The Final Cut": un apparentamento che, in verità, arriva con qualche anno di ritardo (ormai i Pink Floyd non ci sono più e gli Orb erano freschi ed efficaci nei primi anni ' 90) e che, se si fosse realizzato prima, ci avrebbe magari risparmiato un paio di dischi piacevolemente poco significativi dei Floyd e, retrosognare è lecito, avrebbe forse potuto portarli verso una più interessante fase neopsichedelica.
Anche se i puristi di uno e dell'altro gruppo avranno da ridire e sebbene proposto oggi riveli un retrogusto leggermente amaro, a me questa fusione ha aperto la porta dei ricordi e ho visto realizzare un incontro tra due mondi che, nella mia testa, ruotavano uno nelle vicinanze dell'altro.
Gli Orb sono forse i maggiori rappresentanti della psichedelia techno-elettronica degli anni '90, che ha tanto fantascientifico sapore quanto la psichedelia barrettiana di "Astronomy Domine" e "Interstellar Overdrive": oltre ai suoni, vedasi anche titolazioni quali "The Orb's Adventures Beyond The Ultraworld" e "U.F.Orb".
Ora Paterson e Youth, a Pink Floyd praticamente dissolti da anni, reclutano un David Gilmour -mai particolarmente amato- per un album contenente due lunghi brani, ognuno dei quali diviso in cinque movimenti.
Un album floydiano e "progressivo" già a partire dalla struttura, un album in cui dal tappeto elettronico emerge il suono tipico della chitarra dei Pink Floyd e un cantato non memorabile ma dal timbro tanto "confortably numb" da dare un brivido ai vecchi fan. Un album in cui si sente echeggiare qualcosa di molto simile alle tastiere di "Shine on you crazy diamond".
Penso che questa sia la cosa migliore che sia capitata a Gilmour dai tempi di "The Final Cut": un apparentamento che, in verità, arriva con qualche anno di ritardo (ormai i Pink Floyd non ci sono più e gli Orb erano freschi ed efficaci nei primi anni ' 90) e che, se si fosse realizzato prima, ci avrebbe magari risparmiato un paio di dischi piacevolemente poco significativi dei Floyd e, retrosognare è lecito, avrebbe forse potuto portarli verso una più interessante fase neopsichedelica.
Anche se i puristi di uno e dell'altro gruppo avranno da ridire e sebbene proposto oggi riveli un retrogusto leggermente amaro, a me questa fusione ha aperto la porta dei ricordi e ho visto realizzare un incontro tra due mondi che, nella mia testa, ruotavano uno nelle vicinanze dell'altro.
appena ri-ascoltato.... SLURP! :-)
RispondiElimina@Bretella: strano che tu possa detestare un genere (in questo caso l'ambient-house) che trae le proprie radici da Eno e da un certo krautrock elettronico (il lato ambient) e lo "attualizza" (il lato house/techno).
RispondiEliminaCi sono sicuramente, nell'ambito del genere, diverse gradazioni ma, secondo me, gli Orb non possono lasciare indifferente chi si è nutrito di certi suoni. ;)