lunedì 31 ottobre 2011

Monumenti e modelli base

Smontiamo subito la definizione di musica commerciale.
La musica, quella che trovate disponibile alla vendita qualsiasi sia il supporto o il formato, è musica commerciale. La musica non commerciale è quella autoprodotta e distribuita liberamente nel 99% dei casi per farsi conoscere e poter trasformare lo stesso prodotto in musica commerciale.

When I was younger so much younger than today  c'era questa distinzione fasulla tra musica commerciale cattiva (ad esempio la disco) e musica buona "da ascoltare" (ad esempio il prog), distinzione che oggi pare comunque essere fortunatamente svanita e, per questo, penso si debba ringraziare la new-wave per avere raccolto nella sua vaga definizione praticamente di tutto.

Quello che non è sparito, purtroppo, è il vizio di commercializzare qualsiasi scaracchio musicale, fenomeno che ha le sue radici nel passaggio di formato da vinile a ottico.
Ricordate le varie siglette AAD, ADD, DDD per indicare registrazione, processo e prodotto analogico/digitale? Quanti album, usciti originariamente in vinile furono riproposti con un nuovo remix per cercare una migliore qualità? In qualche caso addirittura si aggiunsero strumenti e voci ottenendo quasi un prodotto nuovo (ad esempio "Tales of Mystery and Imagination - Edgar Allan Poe" degli Alan Parsons Project a cui si aggiunsero nuovi inserti di chitarra di Ian Bainson e la voce narrante di Orson Welles) provocando scompensi mentali a quanti poveri pirla avevano nella loro memoria il suono originale.

Poi venne di peggio: i greatest hits con le tracce inedite, i greatest hits con le tracce postume (solitamente scarti che, forse, erano stati scartati per qualche motivo ben preciso), le riedizioni con le bonus track, le riedizioni con le bonus track e il bonus disc remixato e, infine, si arriva al delirio delle edizioni attuali.

L'ultimo album di Bjork, "Biophilia", è un caso particolare in quanto nasce come progetto multimediale per iPhone, un grappolo di app su cui l'ascoltatore può intervenire per manipolare la musica. Idea molto interessante pur se limitata a quanti hanno un iPhone. E gli altri?
Gli altri, come me, si prendono il cd (sì, io ancora compro i cd fisici) e qua viene il bello. Il cd lo trovi, secondo il mercato a cui ti rivolgi, come "modello base" (10 tracce) o con la bonus track o con quattro bonus track e un secondo cd live e probabilmente altre versioni ancora.

Inciso: l'ultimo di Bjork mi ha riconciliato con lei dopo le esperienze di "Medulla", "Drawing Restraint 9" e "Volta" e nonostante abbia preso il "modello base".

 Per quanto riguarda il versante delle riedizioni, ora tocca alle discografie integrali: ai remix e alle bonus track si aggiungono completi repackaging con gadgets vari. Monumenti, più che prodotti musicali, che hanno il pregio di vendere ma, forse, il difetto di allontanare il consumatore dal momento più intimo dell'ascolto, quello che avviene ad occhi chiusi e mente aperta, quello che non necessita di alcun effetto speciale, bonus track, remix, gadget e repackaging.
Temo di essere all'antica ma, per me, di "The Dark Side Of The Moon" ce n'è solo uno e suona come suonava il vinile consumato che comprai nel lontano 1973. Ogni tentativo di renderlo migliore non funziona neanche impacchettandolo in un prisma (non ci hanno ancora pensato?).

Conclusioni? Nessuna, si tratta solo di considerazioni personali e, personalmente, penso che d'ora in poi mi limiterò ad acquistare solo i "modelli base" degli album scartando le versioni puramente "commerciali" del prodotto per non perdere il contatto con il contenuto, la musica.

venerdì 28 ottobre 2011

Buona visione

E' delle ultime ore la notizia che la SIAE sia andata a batter cassa presso i siti web che si occupano (anche) di cinema per riscuotere quanto ritiene che a lei spetti per la pubblicazione dei trailer dei film e booktrailer in quanto conterrebbero una colonna sonora protetta da diritto di autore.

Per maggiori dettagli invito a leggere il seguente articolo di Silvio Sosio su fantascienza.com: "Rimossi i video, fine dei trailer sul web?"

A fronte di richieste di spiegazioni, una risposta viene fornita da Stefania Ercolani, direttore dell'Ufficio Multimedialità della SIAE nel seguente articolo di Punto Informatico: "Trailer, le risposte della SIAE".

Interessante leggere la risposta alla domanda "Oltre ai trailer a quali contenuti si estende?".
Riporto pari pari: "La licenza Video on Demand riguarda tutti i contenuti video che contengono musica. Per i trailer, come soprattutto per i film interi, naturalmente il sito deve essere autorizzato dai produttori cinematografici o audiovisivi singolarmente considerati e quindi ottenere la licenza della SIAE che copre l'intero repertorio musicale. Per i film e la fiction deve essere inoltre corrisposto l'equo compenso dovuto agli autori dell'opera audiovisiva, regista, sceneggiatore, autore del soggetto e nel caso di film stranieri all'autore dell'adattamento".

Il primo periodo mi pare esplicativo: tutto ciò che contiene musica (e che supera una manciata di secondi) può essere oggetto di richiesta (retroattiva) di quattrini da parte di SIAE. Quindi, a maggior ragione, anche i video musicali o i video amatoriali in cui, ad esempio, si canta tutti insieme "La canzone del sole"  (e spero che il solo citarne il titolo non ci comporti un esborso).

Non è ancora chiaro se questa imposizione vada ad affliggere unicamente le testate registrate o qualsiasi sito -anche amatoriale e privo di inserzioni pubblicitarie- o, eccoci a noi, qualsiasi blog.

E' notizia dell'ultima ora che YouTube garantisca che il materiale che mette a disposizione, anche embedded in un sito terzo, abbia già soddisfatto gli impegni con SIAE e sia pubblicabile senza nulla dovere. Versione di cui si attende una conferma dalla controparte.
E se il materiale sta su un qualsiasi altro sito?

Nell'attesa che si faccia chiarezza in questa tipica vicenda di latrocinio tutto italiano, vi proponiamo un esempio di video che riteniamo di poter pubblicare senza che nulla ci sia richiesto.

Buona visione.

domenica 23 ottobre 2011

Wallflower




"Wallflower" è sempre stata una delle mie canzoni preferite di Peter Gabriel. Sia perl'intensità del testo che per la splendida costruzione della frase armonica. All'interno di PG IV sembrava non c'entrare nulla. Il resto del disco era basato sulle percussioni esull'uso di un'elettronica primordiale ma incisiva. Poi come ultimo pezzo arrivava "Wallflower".. Lirico, acustico. Sembrava rimandare ad un Gabriel futuro che abbiamo, in effetti, risentito in Up.
Oggi ho ascoltato per la prima volta "New Blood" e devo dire che sono rimasto stranito. Al primo ascolto sembra quasi non avesse senso rifare le canzoni arrangiandole con orchestra. Pezzi come "Intruder" - "The rithm of the heat" ecc ecc, pare non riescano a stare in piedi. Insomma, il solito esperimento di chi non ha idee e si rifugia nelle proprie cover riarrangiandole... lo abbiamo visto fare milioni di volte.
Poi è arrivata "Wallfllower".


In questo video solo piano e voce... Ne esiste un'altro anche con orchestra ma sisente male e non si coglie l'emozione.
Dicevo che poi è arrivata "Wallflower" e, così come PG IV, è cambiato l'ascolto. Ho riascoltato il disco 5 o 6 volte. Di seguito. E ho la presunzione di aver capito cosa intende il nostro per "New Blood". Non sono autocover. Non sono rifacimenti. E' il tentativo di estrapolare l'anima della propria musica arrivando all'essenza. Come? La scelta orchestrale è, a mio avviso, un po' ruffiana. Sappiamo tutti come il suono di violini, viole, contrabbassi, corni ecc possano creare emozione e pathos. Quindi, secondo me, Pg ha reinterpretato vocalmente e, probabilmente, riscoperto la propria musica. Quello che aveva creato. Si spiega così anche il motivo della scelta dei brani: "San Jacinto", "Downside up", "Intruder", "Digging in the dirt", "Don't give up" (minimalissima).
A voi i commenti, se volete. Di sicuro in questi giorni lo riascolterò fino ad arrivare ad una sintesi migliore. Per ora lascio aperta la discussione.

domenica 9 ottobre 2011

There are places I remember...



There are places I'll remember all my life though some have changed.
Some forever not for better some have gone and some remain.



Cortenova in Valsassina: ci ho fatto ogni estate dagli zero ai ventiquattro anni ed è uno dei luoghi che tengo nelle memorie della mia infanzia e adolescenza. 
Già da almeno un paio d'anni io e Luca (lo scompensato Bretella, per intenderci) progettavamo di tornarci per un tour della memoria. Io mancavo da dieci anni, Luca almeno da quindici e io e lui insieme forse da vent'anni. 

Per arrivarci, entrambi, senza nemmeno accordarci, abbiamo fatto la strada del laghetto delle trote di Cortabbio. Ci siamo accostati da una strada che usciva diretta dai ricordi ed arriva in piazza a Prato S.Pietro, passando dall'inevitabile strettoia tra i muri in pietra delle vecchie case.
Proseguendo verso la piazza centrale di Cortenova si passa davanti al cimitero e si trova una nuova (almeno per me) rotonda. Ancora un poco e si è in piazza, dove soggiornavano d'estate gli altri zii. E' ancora tutto lì: la chiesa, il comune, l'oratorio, l'albergo Gnocchi (dove poi abbiamo pranzato) e anche il monumento a Stoppani. Tutto come ricordavamo.
Ma, nel frattempo, qualcosa era successo: dall'altra parte della valle, proprio di fronte, due frane hanno cambiato il paesaggio. Ne eravamo al corrente ma vederlo di persona fa tutto un altro effetto. 
Uno stop dove stava Luca, un altro dove stavo io, un rapido giro del paese e un altro stop per un bianchino dal Tabaccaio (dove abbiamo trovato ancora i due coniugi che, a nostra memoria, l'hanno sempre gestito) ci hanno mostrato che tutto stava ancora lì, quasi immutato, a parte la fontana con la testa di leone spostata su un piccolo nuovo spiazzo sulla curva che scende verso la strada per Parlasco. 
Ci stavamo godendo questo effetto-ritorno che ci aspettavamo ma del quale non eravamo sicuri che avremmo potuto beneficiare.


All these places have their moments with lovers and friends I still can recall.
Some are dead and some are living, in my life I've loved them all.



A Cortenova ci abita Marika, un'amica d'infanzia, e per "amica d'infanzia" intendo che la conosco da quando io avevo un anno e lei zero (vabbè, diciamo fin dal momento in cui da esseri minuscoli abbiamo cominciato a interagire col mondo esterno).
Ci sentiamo ogni tanto (lei dice solo per darmi brutte notizie, tipo quella della frana) e finché sono andato lassù anche solo per delle toccate e fughe veloci, siamo sempre riusciti almeno a bere un caffé e fumare una sigaretta insieme.
Questa volta le sono piombato in casa con moglie, figlio e cugino (i primi due non li vedeva da 10 anni, l'ultimo da almeno 100) e, dopo pranzo, ci ha accompagnato per il giro "ragionato" del paese.

Abbiamo incrociato il sentiero della Quarantina, una sorgente, quello che portava nei boschi e che ora è tagliato dalla "tangenziale" dove si affacciano un sacco di nuove case e siamo ridiscesi in paese dal vicoletto che porta alla Colonia e alla "funtana di Vacc", tappa immancabile per una sorsata d'acqua (ai tempi era il brindisi della buonanotte quando si scioglieva la compagnia). 
Siamo poi risaliti lungo la tangenziale fino al cimitero, altra tappa obbligatoria perché stanno lì alcuni amici d'infanzia tra cui i due fratelli di Marika e Giovanni, indimenticato compagno estivo che riuscì a "scappare" dal paese per andare a fare il ricercatore in America (l'America era sempre stata la sua meta fin da quando ascoltava la Nitty Gritty Dirt Band).
Usciti da lì e ripreso fiato dalle memorie pesanti, ci siamo avviati alla Roccolina, la colonia estiva dove facevano la festa degli alpini e dove, quando non c'era la festa e muniti di mangianastri, andavamo a ballare di notte. Poi ci siamo inerpicati sul prato della colonia dove andavamo a vedere le stelle cadenti e siamo arrivati fino al sentiero che porta nella valle dei Mulini (dove andavamo a cercare i fossili).
Tornati in paese, con la macchina ci siamo spostati dall'altra parte della valle dove sorge la spettrale villa De Vecchi, edificio liberty in rovina, miracolosamente risparmiato dalle due frane che sono scese ai lati. Ora ha un'atmosfera tipo casa degli Usher (si vocifera di fantasmi e sette esoteriche) e non abbiamo resistito alla tentazione di entrarci dentro (non c'è però praticamente nulla da vedere). 

Infine ultimo caffè e ultime chiacchiere prima di salutare Marika e tornare verso casa ma abbiamo deciso che non faremo passare ancora così tanto tempo prima di ritornare là perché abbiamo ancora qualche vecchio posto da rivedere: il castagneto, la pineta, Tartavallino e Tartavalle e tanti altri posti intorno (Muggio, Pian delle Betulle, Cainallo).