lunedì 28 marzo 2011

Betty Vittori, la fiamma segreta e la vita di confine

25 marzo 2011: gitarella scompensata (due su tre, il terzo a casa a dare dei "bastardi" ai due gitanti) alla volta di Botticino Sera, vicino a Brescia, per un paio di motivi.
Il primo era che al Tadini, una chiesetta sconsacrata adattata a teatro, si sarebbe esibita Betty Vittori con due terzi di Secret Flame (Vladimiro Leoni e Simone Boffa; del terzo, il bassista Giulio Corini , ho sentito la mancanza ma ne accennerò dopo).
Il secondo era di riuscire ad incontrare dal vivo l'amica Cristina.

Per chi non conoscesse Betty Vittori (come non la conosceva il sottoscritto non avendo molta affinità con la musica nostrana) consiglierei di dare un'occhiata alla wiki e alla sua pagina personale e meravigliarsi del fatto che non la si conosca, considerata la qualità delle collaborazioni.
 
Tornando alla gita, riusciamo ad arrivare in loco un'abbondante oretta prima: giusto il tempo di incontrarsi con Cristina, smangiucchiare al volo quattro panini in tre in mezzo alla strada (facendosi anche dire "Buon appetito!" da una gentile signora in transito), bere un bianchino con Cristina (io), bere un bianchino con Roberto (sempre io, tanto alla guida c'era lui), scattarsi un paio di foto davanti all'insegna "Osteria da Silvio", fumare un paio di sigarette e poi un altro paio.

Finalmente arriva l'ora del concerto: prendiamo posizione in terza fila e ci mettiamo ad ascoltare (con Cristina che teme una crisi di rigetto da parte del sottoscritto e l'altro che quella sera versava in uno stato tendente leggermente al catatonico). 

La formazione, come già detto, è a tre: due chitarre e una voce. Probabilmente l'acustica non ha reso abbastanza giustizia alla base musicale (o forse, alle mie orecchie, mancava un sano basso) fatto sta che quella che risalta alla fine è proprio la voce della Vettori.

Un esempio:


C'è però da dire che l'esempio non rende giustizia: la Volpina rossa, nonostante sia raffreddata, si fa sentire e rende molto di più. Coinvolge. Quasi avrebbe potuto cantare senza accompagnamento tanto era al centro di tutto.

Alla fine l'amica Cristina si tranquillizza, avendo visto che non ho dato evidenti segni di sofferenza (l'altro scompensato continuava ad essere catatonico ma ho sparso la voce che sia così da anni e che a turno gli amici lo portano a prendere una boccata d'aria e di musica).
Alla gentilissima Cristina scrocco anche un paio di cd: quello dei "Sogni in corso" (in cui ha cantato lei, anche se tenta di minimizzare la sua parte) e quello della Vittori.
Aspetto, come sempre, il momento giusto per ascoltare la Volpina in studio: è un jazz-pop raffinato di gran classe, sicuramente non nuovo alle orecchie ma arrangiato, suonato e, naturalmente, cantato ottimamente. La voce della Vittori è molto misurata rispetto all'esibizione dal vivo, ma conqusta e i anche musicisti dimostrano tutto il loro valore (a dispetto della resa dal vivo -ma continuo a pensare ad un difetto di acustica del luogo-).

Ho letto un paio di critiche relative alla scelta di cantare in inglese e al genere di musica definita "filodiffusione di qualità". Non mi spaccio per critico musicale in quanto non lo sono per preparazione e non voglio neppure sembrarlo "per finta": sono solo un ascoltatore emozionale e penso che la Vittori abbia particolarmente tenuto a rappresentare dei pezzi che le sono congeniali, dei pezzi che sente dentro (e dal vivo questo slancio si nota particolarmente) con un taglio musicale tanto poco italiano che cantarci in italiano "stonerebbe".



Insomma, se siete incuriositi, l'album si intitola "Border Life" ed è a nome di Betty Vittori & The Secret Flame. Ho, alla fine, un solo rammarico: un paio di pezzi in più ci sarebbero stati.

Ah! E, se vi capita, andate a sentirla dal vivo... ;)

lunedì 14 marzo 2011

Canzoni d'amore

Oggi mi sentivo tra il melenso e il malsano  quindi, considerato che qualcuno (la Paloma!) ci ha rinfacciato di essere troppo seri nei nostri argomenti, coglierei l'occasione di parlare di canzoni d'amore.

Naturalmente ne parlerò a modo mio cioè non ne parlerò direttamente ma attraverso un percorso musicale.

Partiamo dal melenso, dalla new age, dalle dita di una pianista di genere, Suzanne Ciani, che percorre sulla tastiera la velocità dell'amore ("The Velocity of Love", 1984) vista da dietro il parabrezza di un'auto in una giornata di pioggia:



Tutto bene? State ancora sognando? Allora è il momento di usare le tinte fosche lynchiane e lasciare che un po' di inquietudine aleggi a contrasto del canto sognante di Julee Cruise in "Falling" (1988), pezzo meglio noto per essere stato presente nella colonna sonora di "Twin Peaks":



Qualche piccolo brivido si fa strada? Forse è arrivato il momento di vivere una storia d'amore intensa, tanto intensa quanto malsana e tanto malsana quanto può esserlo quel diavolaccio di Nick Cave che "seduce" quella rosa selvatica di Kyle Minogue ("Where the Wild Roses Grow", 1995):



A volte mi sento un po' così, tra il melenso e il malsano, e non capisco, proprio non capisco perché tu stia scappando via (Pink Floyd: "Don't Leave Me Now / Another Brick in the Wall pt.3", 1979):



All in all it was all just bricks in the wall...

Per chiudere una citazione che -forse- non c'entra un cazzo con tutto il resto del discorso  ma, scusatemi, mi sono lasciato prendere dai Pink Floyd (come succede sempre) e, mentre guardavo il video, ero in piedi a cantare l'ultima parte insieme a Waters.